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6 maggio 2011 5 06 /05 /maggio /2011 13:43

Si incontrano ogni quindici giorni, di preferenza il tardo pomeriggio del venerdì o del sabato. Non dicono a nessuno dove vanno, né cosa succede nei loro incontri. Ma parlano a lungo, Gustavo-ruffi.jpgtra le colonne, dove le relazioni sono discrete e talvolta influenti. I massoni italiani, organizzati nel Grande Oriente d'Italia, sono quasi ventunomila. L'istituzione massonica, di tradizione risorgimentale, non conosce crisi: sono sempre di più i “bussanti”, come li definiscono, cioè i “profani” (non massoni) che chiedono di entrare nell'obbedienza. Così si scopre che nell'era del web, mentre proliferano i social network e tutti chattano on line, c'è una parte del Paese che fa una scelta in controtendenza: spegne il cellulare per entrare nel “Tempio”, indossare fregi, grembiule e guanti bianchi per dedicarsi ai “lavori di loggia”: la costruzione del Tempio diventa paradigma della crescita interiore, della personalità che si sviluppa mattone dopo mattone. Il riferimento è a Hyram, l'architetto di Re Salomone che ne edificò il Tempio. Alla sua morte – vuole la storia - il corpo fu coperto da foglie d'acacia che ancor oggi rappresentano, a mo’ di spillette d'argento apposte con discrezione sulla giacca, il tacito segno di riconoscimento tra massoni.
Ne parliamo con il gran Maestro del Goi, Gustavo Raffi, di professione avvocato. Risorgimentale sin nell'aspetto, si è candidato nel 2009 per la terza volta alla più alta carica nel mondo massonico. Ed ha vinto ancora.
Quanti sono ad oggi i membri attivi del Goi?
«Abbiamo conseguito quest'anno il massimo storico di richieste di iniziazione in tutte le nostre 744 logge. Una ragione ci deve essere».
Appunto, cosa spinge 21 mila persone a dedicarsi ai “lavori di loggia”? Cosa cercano?
«Nei momenti importanti della storia si fa ricorso alla massoneria, che molti sentono come l'unica sede in cui è possibile riflettere e confrontarsi insieme a persone che hanno molto da condividere. Questo accade nell'epoca moderna nelle fasi di maggior incertezza, di transizione. Perché la massoneria rimane un'istituzione plurisecolare, una scuola di vita che trasmette qualcosa di profondo a chi la frequenta».
Ad esempio, cosa?
«E' una scuola di formazione per la classe dirigente, mettiamola così. Per i valori che trasmette, consente di trasformare i sudditi in cittadini. E' nata con questo scopo e vi sta mantenendo fede».
Come definirebbe i rapporti tra il Grande Oriente e il mondo politico ?
«Io parlerei di rapporti tra il Goi e le istituzioni nel senso più ampio. Noi abbiamo un rapporto corretto, di lealtà, di rispetto delle regole e di servizio. Nel senso che il nostro scopo è quello di aiutare i cittadini a lavorare per il bene e il progresso della società. Siamo inseriti nel corpo civile del Paese, il massone è un uomo che ha fatto della libertà, della fratellanza un valore interiore».
E quindi massima lealtà allo Stato e alle sue leggi.
«Naturalmente. Ma c'è di più: siamo un valore aggiunto, perché in quest''epoca in cui viviamo in una società di fondamentalismi, avere una istituzione come la nostra rivolta al dialogo e al pluralismo delle idee è un grande valore aggiunto».
Walter Veltroni ha recentemente affermato che l'Italia sarebbe sottoposta al governo di un "terzo livello" di potere, occulto. Che ne pensa?
«Dovrebbe spiegare un po' meglio cosa intende. Dubito che possa far riferimento alla nostra istituzione perché in tutti questi anni abbiamo fatto sforzi incredibili per aprirci al pubblico, alla stampa, ai curiosi...».
Forse si riferiva a qualcosa di non strutturato come il Goi, simile a una consorteria clandestina...
«Certe leggende metropolitane tardano ad essere archiviate. Le lotte tra poteri sono sempre esistite, nella storia. A volte avvengono alla luce del sole, con scontri anche duri. A volte sono sotterranee e avvengono in modo subdolo e sinistro. Devo notare che purtroppo mentre queste seconde lotte tra poteri occulti si fanno più dure, la società civile nel suo complesso sembra disinteressarsi, quasi anestetizzata al dolore...».
Una distrazione voluta da qualcuno?
«Forse. Di sicuro c'è un grande calo di tensione. La gente non si scandalizza più di nulla, si da per scontato che in determinati luoghi, in certi ambiti si possa fare qualsiasi cosa. Quando il grande presidente Ciampi faceva riferimento al ruolo di una religione civile, aveva ragione. Si tratta di ricreare la figura del Cittadino, soggetto con capacità critica e autocritica che decide del proprio destino».
Eppure sono proprio i giovani quelli che si interessano di più alla massoneria.
«Per un giovane trovare uno spazio libero, adogmatico, che non esprime un pensiero unico, che promuove la spiritualità ma soprattutto l'arte del dialogo, l'incontro con l'altro, è prezioso, Il massone è l'uomo del dubbio, ricerca la verità e la trova nel confronto con l'altro. Arrivare alla scoperta dell'errore è una vittoria, mai una sconfitta. E poi in un mondo di superficialità, noi diamo un metodo di analisi che ne è l'antitesi. Siamo espressione dell'etica della responsabilità».
E la politica? Non entra nelle logge?
«Facciamo di tutto per tenerla fuori. Se se ne parla, è semmai tra fratelli che si frequentano oltre i lavori di loggia, mai nel Tempio. E comunque non abbiamo mai assunto un colore politico anche per il nostro modus operandi, che privilegia il dubbio a dispetto delle certezze. I politici vivono di false certezze, al contrario».
Ci sono simpatie politiche manifeste per la maggior parte dei massoni?
«Sinceramente non facciamo queste indagini. Siamo pluralisti all'interno e all'esterno. Rifiutiamo il pensiero unico, e non diamo indicazioni elettorali. Quando chiedono a me cosa voto, io nel mio ruolo ho il dovere di non influenzare nessuno».
Mai uno scontro tra scuole ideali diverse?
«I grandi scontri nella storia sono sempre stati tra gli uomini del dubbio e gli uomini della certezza. Noi apparteniamo tutti alla prima».
Ma lei quando vota chi preferisce?
«Mah, ultimamente nessuno. Anzi, le dirò che il fatto che io alle urne non posso esprimere la mia preferenza perché altri hanno scelto per me, è una sconfitta per la politica. Bisogna creare una generazione di ribelli, solo il consenso di chi sa dissentire è un consenso vero».
E' stato nel Pri.
«Sì, ero segretario cittadino del Pri di Ravenna, dove l'Edera ha una tradizione importante. Ma mi sono dimesso molti anni fa da tutti gli incarichi perché volevo dedicarmi all'attività massonica, e non ho più contatti di partito».
Ci sono massoni che entrano nel Goi per ambizione politica, per sete di potere?
«Devo dire che negli ultimi trent'anni l'appartenenza alla massoneria è stata semmai un handicap, nessuno si trova nelle logge per fare una scalata sociale».
Ha mai avuto sentore che attività illecite, o accordi per fini illeciti, si siano svolti “tra le colonne”?
«Se qualcosa arriva alle mie orecchie, io uso il pugno di ferro senza guanti di velluto. Ma di mele marce ce ne sono ovunque, forse qui tra noi meno che in altri contesti, data l'attività di selezione e di continuo controllo che facciamo, e che io personalmente sono fiero di esercitare».
Lei controlla tutti?
«Faccio fare verifiche su tutti i nostri fratelli a livello regionale, e loggia per loggia. Dico sempre che se mai un maresciallo dei carabinieri è venuto ad interrompere un lavoro di loggia, è perché teniamo molto all'aspetto della correttezza dei nostri anche nella vita profana».
Ci può raccontare un episodio, un caso in cui è dovuto intervenire?
«Piccole cose, mai nulla di ascrivibile alla responsabilità collettiva della massoneria. Ma qualche furbacchione c'è stato, ci può essere. E' con me che si trova a fare i conti».
Un caso come quello della Loggia P2 potrebbe mai ripetersi?
«Potrei fare una battuta: se la storia si ripete, dopo la tragedia c'è la farsa. Ci sono griglie, regole, verifiche e controlli che rendono quell'eventualità impossibile. A un certo punto c'erano dei problemi di agibilità, diciamo così, in una casa massonica, qui in Emilia Romagna. Una loggia si era spostata da un Comune all'altro, come sede. Una minima variazione anagrafica è bastata per aprire un dossier nazionale e verificarne ogni dettaglio».
Perché allora mantenere segrete le liste degli aderenti alle logge?
«Parliamo di riservatezza, non segretezza. E guardiamo alle regole: il diritto alla privacy lo hanno tutti i cittadini, e i massoni sono cittadini. Hanno diritti costituzionali come tutti, incluso quello alla privacy. Il singolo aderente ha diritto alla riservatezza, il che significa che se vuole palesare la sua appartenenza può farlo o meno. E' addirittura tra i principi dello statuto dei lavoratori che si ha diritto alle proprie convinzioni filosofiche».
E il culto del segreto?
«Non ci appartiene, anzi, la segretezza è tutt'altra cosa: è un pericolo per la società, perché ha fini ignoti, aderenti ignoti. Il mio sforzo è quello di portare tutto alla luce, con la massima trasparenza. Negli Stati Uniti ci sono le indicazioni stradali con i cartelli per raggiungere la loggia massonica, secondo me l'obiettivo da raggiungere è quello. Il paradosso è che il diritto alla riservatezza si raggiunge così, esponendo quel che si può alla luce del sole».
Ma non tutti la pensano così.
«No, perché ogni volta che uno dei nostri fratelli ammette pubblicamente di essere massone, mentre negli Stati Uniti diviene un professionista rispettato, in Italia all'improvviso lo si guarda storto. Ad Ancona c'era un assessore molto bravo che a un certo punto ha dichiarato di essere massone. Si è dovuto dimettere, malgrado lavorasse bene, solo per questa appartenenza. La trasparenza non può essere un boomerang».
Essere massoni non favorisce la carriera, quindi.
«Mi accontenterei di sapere che abbiamo gli stessi diritti alla progressione di carriera degli altri».
Qual è la ricetta del Grande Oriente d'Italia per il Paese?
«Puntiamo sulla scuola. A mio avviso bisogna che gli insegnanti escano da questa condizione di frustrazione e che ci sia per il loro ruolo una considerazione diversa, a partire dal loro riconoscimento economico. Ho sempre sostenuto che devono essere retribuiti come i magistrati, perché la formazione e l'istruzione sono tutto. Più lavorano gli insegnanti, meno lavoreranno i magistrati nel futuro. E conta quello che insegnano: ad essere critici e autocritici, spero».
Siete molto critici sulla corruzione pubblica.
«Una volta si diceva: “Quando nel mondo la canaglia impera, la patria degli onesti è la galera”.
C'è un problema di etica diffuso nel nostro Paese, va ripristinato il ruolo fondamentale della scuola, e quel che è più inquietante è che nessuno si solleva più per il malcostume e la corruzione. Il decoro, la dignità non esistono più».
Qualcuno ha scritto però che ci sarebbe un problema di correttezza interno, e che lei sia giunto oltre il limite di rielegibilità.
«Ho avuto un'elezione legittima, ma che a qualcuno dei nostri non è piaciuta. Ne prendo atto, ma è avvenuta a suffragio universale. E vista l'attenzione del mondo profano, il seggio dove si votava era aperto al pubblico, visitabile. Ernesto Nathan, che fu sindaco di Roma, rimase a capo del Grande Oriente d'Italia per 13 anni e si dimise solo per problemi di salute. E' un precedente illustre, no?».
C'è un successore designato?
«Ci sono uomini di valore che certamente mi succederanno con grande soddisfazione di tutti i fratelli. Per ora si è ritenuto di consolidare il lavoro fin qui intrapreso anche in nome della massima apertura alla società e vedo che i frutti stanno arrivando».
Ne riparliamo a fine mandato, allora.
«Ne riparliamo, mi richiami. Abbiamo ancora molto tempo».



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  • : Basta Io Non Voto
  • : Ciao - Vorrei rubare un momento del tuo tempo. Forse tu non t’interessi di Politica , ma la Politica s’interessa a te! Indirettamente si sono venduti il nostro Stato e il sistema garantista Costituzionale con amici di merende di Banche e Multinazionali! Ci sono segnali e prove che il signoraggio e la massoneria non sono tutte leggende metropolitane. Non si collabora per una società collettiva equosolidale e con senso civico , ma solo per trasformare il tutto in un’azione num
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